Al talento stanno stretti i voti

Al talento stanno stretti i voti

La scuola ha molti difetti in tanti aspetti, ma anche molte potenzialità: gli insegnanti si confrontano ogni giorno con le proprie classi, formate da studenti con storie, esperienze, personalità, talenti. Tuttavia, la natura caleidoscopica di ogni classe deve essere incanalata e formata secondo i piani educativi approvati dallo Stato, che sfortunatamente non può tenere conto della entità di ogni classe del territorio nazionale. Ma ecco una proposta molto innovativa che arriva dall’America, nata allo scopo di scovare giovani talenti da indirizzare alle migliori università e che, nel suo insieme, offre una rivoluzione nella valutazione scolastica degli studenti.

Tutto nasce dalla necessità di arruolare giovani talenti per il progetto STEM (Science, Technologies, Engineering, Mathematics) finanziato dal National Science Foundation in America, un progetto volto a formare studenti in questi precisi ambiti disciplinari (National Science Board, 2010). Si è notata subito la necessità di trovare un metodo di valutazione degli studenti diverso e innovativo, che potesse rispondere alle esigenze del progetto. A tale scopo ci si è chiesto: “come valutare un talento?”. Una discussione teorica ha portato a sintetizzare i grandi dibattiti su intelligenza, creatività ed esperienza in un unico termine: expertise (Sternberg, 1999), ovvero la capacità di risolvere un problema reale grazie a conoscenze già acquisite (esperienza), in modo efficace (intelligente) e originale (creativo). Da questo costrutto teorico è partita la fase di valutazione del metodo: una equipe di esperti ha creato una batteria di valutazione in cui ogni item prevedesse la presentazione di un problema con le seguenti caratteristiche: implicasse una soluzione chiusa/semi-chiusa/aperta (Maker & Nielson, 1996); valutasse le competenze più importanti; fosse stimolante e appropriato (Subotnik, Olszewski-Kubilius, & Worrell, 2011); rispecchiasse problemi possibili nella vita reale (Milgram & Hong, 1999); stimolasse conoscenze acquisite tramite la scuola o l’esperienza personale (Gardner 1992); elicitasse una risposta comportamentale osservabile, utile a valutare il livello di motivazione e coinvolgimento (Maker & Anuruthwong, 2003). Successivamente, la batteria è stata somministrata a un campione di prova, per poter rilevare la risposta dei partecipanti e correggere eventuali imperfezioni degli item; infine, è stata somministrata a una popolazione più larga ed è stato creato un sistema di scoring e interpretazione dei punteggi ottenuti.

Per poter validare la fondatezza di questo nuovo metodo è stato proposto a un gruppo di studenti, di età compresa tra i 16 e i 17 anni e provenienti da varie scuole, di effettuare un periodo di stage presso un campus universitario. La loro performance sarebbe stata valutata utilizzando sia il metodo classico, o M1, che il metodo nuovo, o M2, per rilevare eventuali differenze. In dettaglio, un gruppo di 20 studenti è stato valutato mediante M1, un secondo gruppo di 23 studenti con M2.

La valutazione preliminare dei partecipanti è avvenuta all’interno delle rispettive scuole di provenienza e alla presenza di un’equipe che somministrasse la batteria, aiutasse in caso di dubbi e osservasse il grado di coinvolgimento e motivazione dei partecipanti. Tale valutazione si è incentrata su scienze, fisica e matematica, suddivise in sei aree, mediante prove di performance, mappe concettuali e problemi a risposta semi-aperta o aperta. I risultati ottenuti alle prestazioni non erano costituiti da numeri, ma dalle seguenti definizioni di abilità: “non rilevabile”, “forse”, “probabile”, “sicura”, “wow”. Questa nomenclatura, ripresa da un progetto precedente (Maker, 2005), indica se l’abilità target è presente o meno nel soggetto e in che misura. Per poter essere ammessi al periodo di stage gli studenti M2 dovevano riportare una performance “sicura” o “wow” in almeno 3, 4 o in tutte le aree valutative.

Il gruppo M1 è stato valutato preliminarmente mediante la media dei voti, le raccomandazioni da parte degli insegnanti e delle lettere di presentazione.

Due risultati molto interessanti sono emersi:

  1. Alcune variabili ‒ quali genere, etnia, lingua, istruzione dei genitori, media dei voti ‒ sono state confrontate tra i due gruppi ed è emersa una differenza significativa in merito a etnia e media dei voti: il gruppo M2 aveva una media dei voti più bassa e più studenti di etnia diversa rispetto al gruppo M1. Questo risultato è importante in quanto denota come il metodo classico non riesca a rappresentare studenti con etnia diversa e quindi tende a escludere una caratteristica fondamentale della popolazione americana (Ford, 1998);
  2. La valutazione M2 ha incluso studenti che, per la loro media scolastica, non sarebbero mai stati inclusi dal metodo classico: di questi 23, ben 18 non sarebbero stati ammessi allo stage.

Questo risultato così eclatante denota una discrepanza nel metodo di valutazione scolastico: molti studenti potrebbero avere potenzialità nascoste che l’insegnante non riesce a scorgere, coltivare e spronare, poiché ciò che viene richiesto allo studente è solo un insieme di conoscenze, se vogliamo, puramente enciclopediche. Questo aspetto può essere altresì riscontrato nelle università, in quanto i giovani laureati non riescono sempre ad entrare nel mondo del lavoro perché spesso mancano, appunto, di expertise.

Mettendo da parte l’aspetto utilitario di questo metodo, lo studio di Maker (2020) denota un altro aspetto importante: il livello di motivazione e coinvolgimento. Durante la valutazione, i somministratori erano tenuti a osservare il comportamento durante le prestazioni e, in un secondo momento, a chiedere ai ragazzi come si erano trovati. Un’intervista successiva allo stage ha rilevato che molti studenti hanno ritrovato motivazione e chiarezza per il proprio futuro. Se l’insegnamento potesse tener conto e valorizzare la dimensione personale degli studenti, una sfera che viene sfiorata raramente, ne potrebbe trarre profitto e giovamento.

Fare degli adattamenti all’attuale metodo di valutazione scolastico è possibile e più realistico di quanto si pensi: insegnare a uno studente qualcosa che gli piace e che lo aiuterà può dare all’insegnante soddisfazione e realizzazione professionale, al ragazzo forza di volontà per sostenere lo sforzo e l’impegno che gli sono richiesti per realizzare, un giorno, ciò che desidera.

 


Bibliografia

Ford, D. Y. (1998). The underrepresentation of minority students in gifted education: Problems and promises in recruitment and retention. The Journal of Special Education, 32(1), 4-14.

Gardner, H. (1992). Assessment in context: The alternative to standardized testing. In Changing assessments (pp. 77-119). Springer, Dordrecht.

Maker, C., & Nielson, A. B. (1996). Curriculum development and teaching strategies for gifted learners. PRO-ED, 8700 Shoal Creek Blvd., Austin, TX 78757-6897.

Maker, C. J., & Anuruthwong, U. (2003). The miracle of learning: The prism model. In Proceedings of the 15th Biennial World Conference of the World Council for Gifted and Talented Students. Adelaide, Australia: World Council for Gifted and Talented Students.

Maker, C. (2005). The" Discover" Project: Improving Assessment and Curriculum for Diverse Gifted Learners. National Research Center on the Gifted and Talented.

Maker, C. J. (2020). Identifying exceptional talent in science, technology, engineering, and mathematics: Increasing diversity and assessing creative problem-solving. Journal of Advanced Academics, 31(3), 161-210.

Milgram, R. M., & Hong, E. (1999). Creative out-of-school activities in intellectually gifted adolescents as predictors of their life accomplishment in young adults: A longitudinal study. Creativity Research Journal, 12(2), 77-87.

National Science Foundation (US). (2010). Preparing the next generation of stem innovators: Identifying and developing our nation's human capital. National Science Foundation.

Sternberg, R. J. (1999). Intelligence as developing expertise. Contemporary educational psychology, 24(4), 359-375.

Subotnik, R. F., Olszewski-Kubilius, P., & Worrell, F. C. (2011). Rethinking giftedness and gifted education: A proposed direction forward based on psychological science. Psychological science in the public interest, 12(1), 3-54.

Ylenia Petrini Ylenia Petrini

La sua passione per tutto ciò che è immagine, design, grafica e fotografia è nata molto presto. Ha iniziato scattando prima per passione e poi per professione; infine è approdata alla grafica e all’illustrazione: ciò le permette di avere sempre a disposizione gli strumenti per dare piena forma alle idee.

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