I due protagonisti dell'ostracismo

I due protagonisti dell'ostracismo

Quando pensiamo all’ostracismo o esclusione sociale, pensiamo subito ai sentimenti negativi che ne possono derivare. Ciò accade perché esso si verifica quando un individuo viene contemporaneamente ignorato ed escluso da uno o più membri del gruppo. Ma chi ostracizza prova anche questi sentimenti negativi caratteristici della persona ostracizzata?

Alcuni studi hanno, infatti, evidenziato come l’essere il bersaglio di questa forma di esclusione può rivelarsi doloroso e angosciante in quanto rompe il nostro senso di appartenenza ad un gruppo (Williams, 2006) e questo ci porta a far diminuire la nostra autostima. È stato, inoltre, riscontrato in una ricerca condotta tramite l’uso di risonanza magnetica funzionale (fMRI), che le persone nel momento in cui vengono ignorate presentano l’attivazione celebrale della stessa area che si attiva quando si prova il dolore fisico (Eisenberg, Lierman & Williams, 2003). Tale risultato fa ancora di più capire quanto possa essere doloroso l’ostracismo. La maggior parte degli studi, si è focalizzata sul bersaglio dell’ostracismo, tralasciando la fonte, che è invece molto importante per capire da dove nasce questo fenomeno sociale.

Nezlek e John B. (2015) hanno condotto una ricerca con l’obiettivo di verificare le conseguenze dell’uso dell’ostracismo nella vita reale, in particolar modo hanno valutato le reazioni che si sono presentate nelle fonti, dopo aver escluso qualcuno. La ricerca ha utilizzato il metodo del diario evento-contingente, ovvero i partecipanti sono stati istruiti a riconoscere l’evento e subito dopo a descriverlo all’interno del diario. Inoltre, è stato dato loro il compito di indicare come si fossero sentiti nei confronti di coloro che avevano ostracizzato, rispondendo a dei quesiti specifici riferiti ai sei bisogni fondamentali: senso di controllo percepito, autostima, senso di colpa, senso di appartenenza, significatività esistenziale e rabbia.

Dalla ricerca è emerso che escludere qualcuno può proteggere, rafforzare e ridefinire il gruppo ed è per questo motivo che spesso viene usato l’ostracismo con lo scopo di modificare un comportamento indesiderato che, secondo la fonte di ostracismo, può minacciare il gruppo (questa particolare modalità di utilizzo dell’ostracismo viene definita Ostracismo Punitivo). In particolare, è stato scoperto che l’ostracismo punitivo provoca molti cambiamenti nella fonte, come l’aumento del senso di controllo, dell’autostima e del significato esistenziale. Ciò che diminuisce è, invece, il senso di appartenenza, il quale viene sacrificato per la salvaguardia del gruppo. I sentimenti della fonte e del bersaglio, inoltre, mutano in base ai ruoli che rivestono: ostracizzare un conoscente rispetto a un amico fa aumentare il senso di controllo e allo stesso tempo fa diminuire il senso di colpa.

Quando prendiamo in considerazione il fenomeno dell’ostracismo, quindi, è sempre importante tenere presente che, se da una parte c’è un miglioramento dei bisogni fondamentali, dall’altra ci sono dei costi molto più elevati, come nel caso del bersaglio ostracizzato. Conoscendo quali sono le motivazioni che spingono la fonte ad escludere qualcuno ed essendo ora consapevoli che non c’è alcuna differenza tra il dolore fisico e l’isolamento sociale, prima di essere la fonte di un possibile ostracismo, dovremmo tutti chiederci: “Procurerei mai intenzionalmente dolore fisico ad una persona?”.

 


Bibliografia

Nezlek  J.B. ,Wesselman E.D., Wheeler, L. , &Williams, K.D..(2015). . Ostracism in Everyday Life: The Effects of Ostracism on Those Who Ostracize. The Journal of Social Psychology, 155 (5), 432–51.

Van Beest, I. , &  Kipling,D. (2006). When Inclusion Costs and Ostracism Pays, Ostracism Still Hurts. Journal of Personality and Social Psychology, 91 (5), 918–28.

Alessia Gaccione Alessia Gaccione

Studentessa del primo anno di neuroscienze cognitive e laureata scienze e tecniche psicologiche. 
La psicologia per lei è un modo di vivere che le permette di conoscere meglio ciò che le circonda.

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Che fatica Che fatica

Martina Cona, in arte Che fatica, è architetto e illustratrice freelance. I suoi lavori sono caratterizzati da sarcasmo e introspezione, con cui dà volto a gioie e dolori della vita di tutti i giorni. Che fatica è un progetto e un modus vivendi con cui Martina esprime sè stessa, nelle mille sfaccettature della vita.

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