Lo stress: Non solo una questione da adulti

Lo stress: Non solo una questione da adulti

Vi siete mai chiesti cosa vi ha portato a essere chi siete oggi? E, in particolare, quali sono gli eventi che hanno determinato delle conseguenze significative nella vostra vita adulta?

Si può, certamente, affermare che diversi sono i fattori che possono contribuire a formare la nostra persona, come la famiglia e l'ambiente in cui cresciamo. Vi è, però, un elemento che, se presente durante l'infanzia, può influenzare in modo ancor più incisivo la nostra vita adulta: lo stress. Per stress si intende un processo che il nostro organismo mette in atto in presenza di eventi interpretati come pericolosi o difficili, anche detti stressors (Selye, 1984). In questi casi, il nostro sistema nervoso entra nella cosiddetta modalità fight or flight (combatti o fuggi), attivandosi attraverso il rilascio di alcune sostanze – come l’adrenalina e il cortisolo (detti, per questo, ormoni dello stress). I livelli di tali sostanze si abbassano, poi, nel momento in cui il fenomeno scatenante viene superato.  Cosa succede, però, se questi eventi stressanti vengono vissuti durante l’infanzia e quali sono le conseguenze a lungo termine?

Diverse sono le ricerche che si stanno concentrando sugli effetti di alcuni stressors con cui si può venire a contatto nell’infanzia e le relative conseguenze nella vita adulta. In particolare, lo studio condotto da Miller, Chen e Parker (2011), ha investigato come due eventi particolarmente stressanti possano portare a delle alterazioni negative per la salute nell’adulto: essere in una condizione di svantaggio socioeconomico e subire maltrattamenti (fisici o emotivi) da parte dei genitori. Secondo questa ricerca, questi due fenomeni produrrebbero una cascata di eventi sia a livello comportamentale che biologico.

A livello comportamentale, l’essere esposti a relazioni genitoriali tossiche e a risorse scarse, porterebbe a un aumento del nostro livello di attenzione e vigilanza – con una conseguente elevazione del nostro livello di reattività e impulsività – e, allo stesso tempo, diminuirebbe la nostra capacità di avere fiducia nel prossimo – che si traduce in una crescente difficoltà nel costruire relazioni. L’insieme di questi elementi non solo potrebbe sfociare nell’adozione di questi comportamenti e scelte di vita poco salutari, ma determinerebbe conseguenze anche a livello biologico. Lo stress, infatti, fungerebbe da agente di programmazione che modella i nostri macrofagi – molecole immunitarie chiamate “spazzini del corpo umano”, poiché eliminano batteri e molecole danneggiate. Essendo le nostre funzioni immunitarie, soprattutto durante l’infanzia, plastiche, le cellule saranno programmate per mostrare una tendenza all’infiammazione più pronunciata in risposta a eventi stressanti. Questa caratteristica determina, nel caso di esposizione prolungata e ripetuta a stressors, una costante infiammazione cronica che rappresenta il precursore di condizioni come l’ipertensione, i tumori e le malattie cardiovascolari.

Tali risultati necessitano di ulteriori studi e approfondimenti, per meglio comprendere se la relazione tra stress cronico e rischio di sviluppare patologie sia di tipo diretto (e.g., all’aumentare dei maltrattamenti, incrementa il rischio di malattie cardiovascolari) o se intervengano anche altri processi di mediazione. Ciononostante, queste evidenze suggeriscono che l’ideale sarebbe permettere ai bambini di vivere un’infanzia serena, essendo quanto più possibile presenti per loro e per i loro bisogni, sia fisici che emotivi.

 


Bibliografia

Miller, G. E., Chen, E., & Parker, K. J. (2011). Psychological stress in childhood and susceptibility to the chronic diseases of aging: Moving toward a model of behavioral and biological mechanisms. Psychological Bulletin, 137(6), 959–997.

Selye, H. (1956). The Stress of Life. McGraw-Hill Education.

Alessia Sorrentino Alessia Sorrentino

Laureata in Scienze Psicologiche Cognitive e Psicobiologiche all'Università di Padova, frequenta adesso il Master in Neuropsicologia Clinica all'Università di Leiden (Olanda). Oltre alla (neuro)psicologia le sue passioni sono la natura, l'arte, la musica, la scrittura, i viaggi e le serie tv. 

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Irene Esposito, in arte Quokkan, ha sempre avuto la passione per il disegno. Matite, penne, acquerelli… datele uno strumento, al resto ci pensa lei.

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