Bart Simpson e ADHD: molto più di un semplice cartone animato

Bart Simpson e ADHD: molto più di un semplice cartone animato

Cartone dell’infanzia e dell’adolescenza per molti, I Simpson rappresenta la serie animata con la maggior influenza nella storia della televisione, uno spaccato della società occidentale che ritrae la realtà in maniera dissacrante ma quanto mai veritiera. Quella portata in scena è, infatti, una metafora esplicativa dell’uomo moderno veicolata da humor e sarcasmo.

I Simpson riflettono accuratamente gran parte delle famiglie di classe media degli Stati Uniti. È difatti composta da una coppia – Homer e Marge – con i loro tre piccoli figlioletti – Bart, Lisa e Maggie. Molti sono i personaggi della serie che hanno un profilo psicologico fuori dall'ordinario – tra disturbi mentali, fobie o problemi comportamentali. Spicca tra questi sicuramente il personaggio di Bart Simpson, il primogenito della famiglia.

Cattivo, irrequieto, con pessimi risultati a scuola, è incapace di star fermo: presenta perfettamente tutti i sintomi del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD – American Psychiatric Association, 2013). I suoi comportamenti problematici risultano particolarmente evidenti proprio in un episodio della stagione 11, "Gli aiutanti speciali di Bart", dove il piccolo prende un farmaco sperimentale, chiamato Focusyn, per contrastare le proprie difficoltà di concentrazione e per placare la propria iperattività a scuola.

L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo, caratterizzato da sintomi specifici e che si manifesta principalmente con disattenzione e impulsività/iperattività. Generalmente i bambini affetti da tale disturbo fanno fatica a regolare il proprio comportamento, provando senso di frustrazione e scarso senso di efficacia (Vio, Marzocchi & Offredi, 1999). Inoltre, può presentare talvolta un’eccessiva aggressività, al pari di Bart Simpson che causa spesso problemi per sé stesso, la sua famiglia e i suoi amici. L’ADHD esordisce nell’infanzia ed è frequentemente identificato nel corso degli anni della scuola primaria, dove si evidenzia in maniera preminente la disattenzione (Vio, Marzocchi & Offredi, 1999). In alcuni casi può presentarsi un peggioramento durante l’adolescenza con la comparsa di comportamenti antisociali. Le cause possibili del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività sono rappresentate da componenti genetiche, biochimiche, fisiche ma anche relative al contesto di appartenenza (Zametkin, 1989). Nel complesso, tale disturbo è circa due volte più comune nei maschi, anche se i rapporti variano a seconda della tipologia: la variante iperattiva si verifica più frequentemente nei bambini, mentre la tipologia disattenta si verifica con una frequenza simile in entrambi i sessi (Barkley, 1997). In questi casi è fondamentale avviare un approccio multimodale, in grado di coinvolgere figure professionali specializzate, la famiglia e gli insegnati in un lavoro di rete congiunto. L’equipe multidisciplinare - caratterizzata quindi dal lavoro di varie figure come il neuropsichiatra infantile, lo psicologo, il pedagogista, il logopedista, ecc. - ha come obiettivo quello di creare un intervento personalizzato sulle necessità del bambino; offre infatti la possibilità di lavorare simultaneamente  e di generalizzare nei diversi contesti di vita del bambino i risultati ottenuti.

Agli inizi dello show, Bart era visto dal pubblico adulto come un cattivo esempio, divenendo però nel tempo la rappresentazione più realistica di un bambino con difficoltà. Pone così l’attenzione su un aspetto molto spesso sottovalutato, ovvero proprio quello della presenza di questo deficit in alcuni ragazzi. La famiglia Simpson è riuscita negli anni a mettere in scena, attraverso la quotidianità della famiglia americana, vizi, virtù e problematiche di una società intera. Per oltre 33 stagioni, Bart è riuscito a farsi promotore di una serie di difficoltà dettate non solo dal duro contesto di appartenenza, ma di difficoltà neuropsichiche, affrontando problemi personali, sociali e relazionali oltre che centinaia di disavventure, mettendo sempre più in dubbio il concetto di normalità.

 


Bibliografia

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-5®). American Psychiatric Publishing.

Barkley, R.A. (1997). ADHD and the nature of self-control. New York, NY: Guilford Press.

Vio, C., Marzocchi, G.M., & Offredi F. (1999). Il bambino con deficit di attenzione/iperattività. Trento, IT: Erickson.

Zametkin, A.J. (1989). The neurobiology of attention-deficit hyperactivity disorder: a synopsis. Psychiatric Annals, 19, 584-586.

 

Videofilmografia

Meyer, G. (1999) Brother's Little Helper. In M. Groening, The Simpsons. FOX.

Chiara Rotunno Chiara Rotunno

Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Campania. Ama cogliere la complessità dell'essere umano e confrontarsi con realtà diverse. Le sue grandi passioni sono: i libri, la fotografia, il cinema, l'arte e la musica.

I suoi articoli...
Angela Gubitosa Angela Gubitosa

Insegnante di Arte e Immagine. Ha studiato graphic design presso l'Accademia di Belle Arti di Catania. Amante della musica e del canto, vanta il ruolo di front woman in una band.

Le sue illustrazioni...
1 Commenti
  • S. C.
    03/01/2023, 19:19

    Ciao, vedo che x fortuna ogni tanto c'è qsa di interessante in giro. In passato mi sono occupato di Psicologia della disobbedienza... studiando 90 film di Totò... In bocca al lupo, Salvatore Cianciabella... Quello di "Siamo uomini e caporali. Psicologia della disobbedienza". ;)

Scrivi un Commento
I commenti saranno soggetti a moderazione. I contenuti inappropriati, offensivi e violenti saranno rimossi.