Berlino: antieroe o narcisista?

Berlino: antieroe o narcisista?

"La Casa di Carta" è conosciuta come la serie spagnola di maggior successo degli ultimi anni, distribuita dal colosso dello streaming online Netflix. Nonostante una sceneggiatura decisamente particolare, presenta dei personaggi a cui la maggior parte del pubblico si è ormai affezionata. Uno dei personaggi principali che ha rapito – forse esageratamente – il cuore degli spettatori è quello di Berlino.

Personaggio presentato come il villain che non sai se amare o odiare, è un leader carismatico e autoritario. Andrés de Fonollosa, aka Berlino, disposto a tutto pur di vivere appieno la sua vita. Subdolo, manipolatore, narcisista e maschilista: sono solo alcune delle sue caratteristiche principali.

Otto Kernberg (1975) definisce il disturbo narcisistico di personalità caratterizzato da un senso preponderante di grandiosità, completamente votato alle proprie fantasie di successo; la persona crede di essere speciale e unica rispetto a chi la circonda, motivo per il quale ha il diritto irragionevole di dover godere della stima e dell'ammirazione degli altri.

Berlino sembra rientrare perfettamente in questa descrizione, con accenni anche a tratti antisociali, ovvero non ha nessuno scrupolo ad infrangere la legge o comunque a contrastare qualsiasi tipo di autorità, compresa quella del Professore, mancando inoltre totalmente di empatia. Completamente centrato su di sé, compie un atto eroico al termine della seconda stagione: si sacrifica per il bene dei suoi compagni, guadagnando del tempo per permettere loro di scappare mentre lui è coinvolto in uno scontro a fuoco che lo porterà ad una morte epica. Ed è proprio in questo suo ultimo atto che si può leggere la massima espressione del narcisismo di Berlino: con questo gesto egli nutre ancor di più il suo ideale di grandezza, manipolando l'immagine di sé e ritrovando quindi l'approvazione e il sostegno del pubblico. La figura di Berlino assolve quasi ad una funzione catartica per lo spettatore: tutti noi – segretamente – vorremmo essere almeno una volta nella vita completamente narcisisti, agendo in modo sbagliato e sovvertendo la monotonia quotidiana.

Uno studio realizzato da alcuni ricercatori dell'Università di Buffalo, ha sottolineato come ciò che porta a simpatizzare con i cattivi di una storia è una serie di diversi elementi: l'intelligenza, le abilità, la sfrontatezza delle loro azioni sembrano attrarre maggiormente (Grizzard, Huang, Fitzgerald, Ahn, & Chu, 2018). È la complessità di questi personaggi a renderli più credibili ed è più facile identificarsi ed empatizzare con loro. Tendenzialmente, nella finzione siamo maggiormente disposti ad accettare ciò che realmente non faremo mai, assecondando così il nostro lato oscuro.

 


Bibliografia

American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-5®). American Psychiatric Publishing.

Grizzard, M., Huang, J., Fitzgerald, K., Ahn, C., & Chu, H. (2018). Sensing Heroes and Villains: Character-Schema and the Disposition Formation Process. Communication Research, 45 (4), 479-501.

Kernberg, O. F. (1975). Borderline Conditions and Pathological Narcissism. New York, NY: Jason Aronson.

Chiara Rotunno Chiara Rotunno

Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Campania. Ama cogliere la complessità dell'essere umano e confrontarsi con realtà diverse. Le sue grandi passioni sono: i libri, la fotografia, il cinema, l'arte e la musica.

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Angela Gubitosa Angela Gubitosa

Insegnante di Arte e Immagine. Ha studiato graphic design presso l'Accademia di Belle Arti di Catania. Amante della musica e del canto, vanta il ruolo di front woman in una band.

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