Come si formano i nostri ricordi?

Come si formano i nostri ricordi?

La memoria rappresenta una delle funzioni cognitive più importanti per la nostra vita. Basti pensare che i ricordi che abbiamo e che continuiamo a formare nella nostra vita non solo raccontano di noi, ma sono in grado di aiutarci a sopravvivere all’ambiente esterno.

Grazie agli studi condotti nel corso degli anni (Shepard & Chang, 1963; Seger & Miller, 2010) si è inizialmente scoperto che i  ricordi associativi (cioè i ricordi che sono immagazzinati nella nostra memoria e che ci consentono di formare collegamenti tra due o più concetti, permettendoci di prevedere situazioni future) risiedono in diverse reti cerebrali sparse in tutto il cervello.

Per cercare di capire meglio come vengono immagazzinati tali ricordi e quali parti specifiche del nostro cervello sono maggiormente coinvolte nella formazione di ricordi, Goltstein, Reinert, Bonhoeffer e Hübener (2021) hanno testato il modo in cui i topi apprendevano delle informazioni che venivano loro mostrate e la loro capacità di trasformarle in ricordi. La loro ipotesi, nello specifico, era che una zona del cervello precisa e cioè la corteccia visiva avesse un ruolo chiave nell’immagazzinamento e nella formazione dei ricordi.
Per cercare di valutare ciò, gli studiosi si sono focalizzati sulla categorizzazione di stimoli alimentari.
(La categorizzazione è un processo tramite cui vengono riconosciute le caratteristiche comuni agli oggetti, grazie alle quali possono essere inseriti in categorie prestabilite e ricordate meglio). Sono stati, quindi, selezionati  otto topi maschi che sono stati sottoposti a quaranta stimoli visivi (componente semantica) che differivano per orientamento e frequenza spaziale (componente percettiva). Nonostante con il passare del tempo venivano aggiunti sempre più stimoli, anche il doppio, le prestazioni dei topi rimanevano invariate: essi erano in grado di classificare gli stimoli visivi che venivano loro forniti, discriminare tra le categorie degli stimoli e generalizzare. Inoltre, tali categorizzazioni venivano ricordate per molti giorni, i topi, cioè, avevano formato una memoria semantica (parte della memoria che contiene le nostre conoscenze sul mondo) degli stimoli che avevano visto. Per avere un’ ulteriore conferma dell’importanza della corteccia visiva (area del cervello che elabora le informazioni visive) nell’elaborazione dei ricordi associativi, gli autori hanno provato a cambiare ripetutamente la posizione dello stimolo e hanno osservato che la prestazione diminuiva o aumentava in base a dove lo stimolo si trovava, confermando la loro ipotesi iniziale.

Da questo studio si evince che la corteccia visiva immagazzina gran parte delle informazioni sulle categorie apprese e quindi è fondamentale nella formazione dei ricordi associativi.

Come per i topi, lo stesso avviene per gli esseri umani. Ancora una volta gli studi etologici sono in grado di fornirci una grande quantità di informazioni su di noi e sulla nostra specie.

 


Bibliografia

Shepard, R. N., & Chang, J.-J. (1963). Stimulus generalization in the learning of classifcations. Journal of Experimental Psychology, 102, 65-94.

Seger, C. A., & Miller, E. K. (2010). Category learning in the brain. Annual review of neuroscience, 33, 203–219.

Goltstein, P. M., Reinert, S., Bonhoeffer, T., & Hübener, M. (2021). Mouse visual cortex areas represent perceptual and semantic features of learned visual categories. Nature neuroscience, 24(10), 1441-1451.

Susanna Bio Susanna Bio

È una studentessa alla triennale in Psicologia. Ha quasi vent'anni ed è siciliana. Ha un suo blog su Instagram.

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ElenaBor ElenaBor

Siciliana di nascita e un po' vagabonda per scelta. Architetto per formazione e creativa per passione. Oggi si occupa soprattutto di design grafico e illustrazione.

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