Van Gogh e la sindrome del bambino sostitutivo

Van Gogh e la sindrome del bambino sostitutivo

Tutti noi vogliamo trovare un posto nel mondo. Nelle sue opere, Vincent Van Gogh prova a rappresentare proprio questa costante ricerca di sé. Il pittore olandese è forse il massimo esponente dell’espressione di un mondo interno tortuoso; con le sue pennellate è riuscito a raffigurare il dolore ma soprattutto il senso di inadeguatezza rispetto a un mondo fin troppo preponderante. Un uomo che fin dalla nascita si è confrontato con la perdita dell’identità, sperimentando la sindrome del bambino sostitutivo. Vincent Van Gogh nasce, infatti, il 30 marzo 1853, esattamente nello stesso giorno dello stesso mese – ma un anno prima – di un altro Vincent Van Gogh: un bambino nato morto, che però segnerà l’infanzia e la vita dell’artista. La madre, infatti, lo portava in visita quasi quotidianamente alla tomba del fratello minore defunto, determinando il suo essere un bambino “sostitutivo”, visione di sé che ossessionerà l’artista per il resto della sua esistenza.

La dinamica del bambino sostitutivo si presenta in quelle situazioni in cui una famiglia si trova a fronteggiare la perdita di un figlio, seguita però da una negazione del lutto. Per tale motivo si viene ad innescare un meccanismo nel quale il replacement child – il bambino sostitutivo, appunto – “viene investito da aspettative, proiezioni, spostamenti appartenenti al bambino morto” (Sabbadini, 2007). Questi bambini sono destinati a riparare in qualche modo al lutto e al dolore dei genitori, che li investono talvolta, in modo inconscio, di alte aspettative (Cain & Cain, 1964).

Van Gogh combatte tutta la vita per trovare un’identità unica e soddisfacente per sé stesso, in contrapposizione con quelle aspirazioni create per lui nell’immaginario dei suoi genitori. È forse proprio l’idealizzazione di un bambino morto che ha portato il pittore a imporsi degli alti canoni, sviluppando di pari passo un timore costante di fallire e una paura del successo. Degli ideali nei confronti dei quali Van Gogh sarebbe sempre risultato inadeguato.

Nella sua arte, i colori e le pennellate rappresentano una via di fuga dal mondo circostante: un modo per rappresentare le sue angosce e il suo dolore profondo. Lo stile inconfondibile di Van Gogh è caratterizzato da pennellate che formano dei vortici, lasciando trasparire un turbinio di sentimenti, dalla rabbia alla paura, ma anche gioia e tenerezza. Vincent alterna toni delicati e brillanti – come in “Autoritratto” del 1889 o “Ramo di mandorlo in fiore” (1890) – ad atmosfere cupe e tenebrose – come in “I mangiatori di patate” (1885) – esprimendo le sue intense emozioni, alla base dei momenti di massima espressione artistica.

In una delle numerose lettere scritte all’amato fratello Theo, punto di riferimento del pittore, egli esprime il suo stato d’animo e la sua ricerca del sé. È proprio al fratello che dice:

Cosa sono io agli occhi della gran parte della gente? Una nullità, un uomo eccentrico o sgradevole — qualcuno che non ha posizione sociale né potrà averne mai una; in breve, l’infimo degli infimi. Ebbene, anche se ciò fosse vero, vorrei sempre che le mie opere mostrassero cosa c’è nel cuore di questo eccentrico, di questo nessuno. Questa è la mia ambizione, che, malgrado tutto, è basata meno sull’ira che sull’amore, più sulla serenità che sulla passione. È vero che spesso mi trovo nello stato più miserando, ma resta sempre un’armonia calma e pura, una musica dentro di me” (Van Gogh, 2016).

 


Bibliografia

Cain, A., & Cain, B. (1964). On replacing a child. Journal of the American Academy of Child Psychiatry, 3, 722-730.

Sabbadini, A. (2007). Il bambino sostitutivo. Doppio Sogno, 5, 1-13.

Van Gogh, V. (2016) Lettere a Theo. Parma, PR: Guanda.

Opere

Van Gogh, V. (Artista). (1885). I mangiatori di patate [Olio su tela]. Van Gogh Museum, Amsterdam, NL.

Van Gogh, V. (Artista). (1889). Autoritratto [Olio su tela]. Museo d'Orsay, Parigi, FR.

Van Gogh, V. (Artista). (1890). Ramo di mandorlo in fiore [Olio su tela]. Van Gogh Museum, Amsterdam, NL.

Chiara Rotunno Chiara Rotunno

Psicologa, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Campania. Ama cogliere la complessità dell'essere umano e confrontarsi con realtà diverse. Le sue grandi passioni sono: i libri, la fotografia, il cinema, l'arte e la musica.

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Angela Gubitosa Angela Gubitosa

Insegnante di Arte e Immagine. Ha studiato graphic design presso l'Accademia di Belle Arti di Catania. Amante della musica e del canto, vanta il ruolo di front woman in una band.

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