Joe Goldberg: Dentro la mente di un ordinario libraio

Joe Goldberg: Dentro la mente di un ordinario libraio

Si annovera un posto fra le serie tv distribuite da Netflix più amate di sempre You, che dal 2018 ci tiene incollati agli schermi. Ispirato e basato sull’omonimo romanzo di Kepnes (2014), questo thriller psicologico ci propone un viaggio nella mente di Joe Goldberg, in cui, dietro l’aspetto del “bravo ragazzo per bene”, si celano pensieri tenebrosi e tormentati sull’amore. Ma perché in un tranquillo e ordinario libraio si nascondono ossessioni, stalking e omicidi seriali?

Quello che la ricerca psicologica sa dirci, ad oggi, è che vi è uno stretto legame fra trauma precoce e psicopatologia della dissociazione, dove con dissociazione si intende una momentanea perdita della capacità integrativa della mente: il trauma non viene elaborato dalla nostra parte consapevole e ne rimane memoria solo nel corpo e nelle reazioni emotive (van der Kolk, 2014). Il piccolo Goldberg familiarizza molto presto con il trauma, come ci mostra lui stesso, nel corso della storia, tramite flashback sul suo passato. Il flashback intrusivo e improvviso è un sintomo caratteristico degli individui che soffrono di disturbo post-traumatico da stress (DPTS – American Psychiatric Association, 2013). Quello di Joe è un DSPT complesso (Herman, 1992), perché rafforzato nel tempo da traumi cumulativi: dalla violenza domestica del padre, passando per l’abbandono della madre e arrivando alla reclusione in una gabbia da parte del signor Mooney, bibliotecario che l’ha preso in affido – per citare i più rilevanti.

Prima di arrivare a “scollegarsi” del tutto, la nostra mente ci propone altre strategie per affrontare una situazione traumatica (Liotti & Farina, 2011). Come cercherà, quindi, di proteggersi dalla dissociazione la mente di Joe adulto? Quali strategie di soluzione, seppur patologiche, metterà in atto? Timidezza, introversione, gentilezza e buone maniere sono la facciata di questo antieroe. Facciata utile, da un lato, a tenere una certa distanza relazionale e non dare accesso al proprio mondo interno, dall’altro, ad allenare la capacità di mantenere scrupolosamente il controllo sui propri impulsi e sulle proprie reazioni emotive disregolate. Quando, infatti, le strategie controllanti vengono meno in momenti di forte stress, prendono il sopravvento diversi tratti psicopatologici della personalità di Joe, che si alternano repentinamente a seconda della situazione da fronteggiare.

Tutto ha inizio quando Joe si innamora. In questa fase, quello cui assistiamo è il comportamento psicologico tipico degli individui affetti da Distrubo Borderline di Personalità (APA, 2013): idealizzazione della persona amata e oblatività coatta, cioè il prendersi cura dell’altro per soddisfare un proprio bisogno più che per propensione disinteressata. Il bisogno di Joe è di sentirsi amabile, di non rischiare l’abbandono. Quando questo bisogno viene meno, solitamente in presenza di minacce (reali o percepite) alla relazione, assistiamo al repentino processo di svalutazione dell’altro (colui che minaccia) – che va, pertanto, distrutto per mantenere l’ordine e il bene superiore (l’amore): “Qualche volta facciamo cose per le persone che amiamo. Non significa che sia giusto, ma che l’amore è più importante”.
Ecco che così vediamo emergere tratti del Disturbo Antisociale di Personalità (APA, 2013): Joe commette reati, senza curarsi né delle conseguenze sociali né di quelle relative al proprio benessere. In molti serial killer, il comportamento antisociale grave e ripetuto nel tempo sembra presentarsi proprio insieme a particolari fenomeni dissociativi (Allison, 1984), chiamati di compartimentazione e che permettono di mantenere almeno due visioni di sé separate e non integrate – nel caso di Joe, “il bravo ragazzo della porta accanto” e “l’uomo coraggioso che per amore fa anche cose per cui si fa schifo”.
Subito dopo aver commesso un omicidio, manifesta tratti del Disturbo di Personalità Paranoide (APA, 2013); infatti, si preoccupa esageratamente della possibilità di essere scoperto. In questi momenti prevale la visione negativa di sé, perché Joe si incolpa di non aver preventivato e prevenuto questo rischio, di non essere più riuscito a mantenere il controllo eseguendo i suoi soliti rituali maniacali.
A questo punto, non può far altro che ristabilire il controllo affidandosi ai suoi tratti narcisistici di personalità (APA, 2013): riconquistare il piedistallo del “ragazzo perfetto” ai propri e altrui occhi, rimettendo tutto in ordine con perizia, attenzione ai dettagli, menzogne su menzogne, persuasione e buone maniere. Solo adesso può ricominciare tutto daccapo.

La complessità di questo personaggio, resa molto bene a livello cinematografico, ci spinge a riflettere sull’ampio spettro di disturbi psicopatologici che in lui coesistono. Obiettivo ultimo di tale riflessione non dovrebbe, però, essere quello di quantificarli; le “etichette” ai disturbi mentali, sebbene utili ai professionisti per orientarsi sugli interventi più efficaci, non sono sufficienti a spiegare il mondo interno dei singoli individui e a volte possono risultare fuorvianti. Proprio davanti alle situazioni più complesse, come quella di Joe, dovremmo trovare la spinta a riflettere sulla dimensionalità del personaggio: cogliere l’insieme di sintomi e disturbi tanto diversi per comprendere quale sia il meccanismo di base compromesso su cui, poi, poter agire terapeuticamente. In questo caso, la dissociazione conseguente all’esperienza traumatica.

 


Bibliografia

Allison, R. B. (1984). Difficulties diagnosing the multiple personality syndrome in a death penalty case. International journal of clinical and experimental hypnosis, 32(2), 102-117.

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-5®). American Psychiatric Publishing.

Herman, J. L. (1992). Complex PTSD: A syndrome in survivors of prolonged and repeated trauma. Journal of Traumatic Stress, 5(3), 377-391.

Kepnes, C. (2014). You. Karakter.

Liotti, G., & Farina, B. (2011). Sviluppi traumatici: eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa. R. Cortina.

Van der Kolk, B. A. (2014). The body keeps the score: Mind, brain and body in the transformation of trauma. Penguin UK.

 

Videofilmografia

You, 2018, S. Sera Gamble, USA.

Thelma D'Amico Thelma D'Amico

Psicologa iscritta all'Albo della Regione Piemonte (n. 10735).

Esperta in Neuroscienze, Neuropsicologia e Psicologia Clinica.

I suoi articoli...
Anastasia Montesano Anastasia Montesano

Ha 22 anni e viene da un piccolo paese della Basilicata. Tra i suoi interessi, come la musica e la fotografia, la sua dedizione più grande è il disegno. Dall'impegno che investe può trarne molta soddisfazione, ma più di tutto costituisce un piacere riuscire a mettere su carta una parte di lei.

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